LETIZIA BATTAGLIA: LA FOTOGRAFA DELLA LIBERTA’

‘La libertà non ha prezzo…ho sempre ritenuto di avere diritto alla mia libertà. Ho passato tutti gli anni della mia vita in questa convinzione’

E’ impossibile non apprezzare Letizia Battaglia. Libera, irriverente, coraggiosa. Ha segnato la storia della fotografia. Palermo e le donne al centro del suo lavoro.

I primi piani dei boss, i volti dei quartieri, il corpo senza vita di Piersanti Mattarella con un giovane Sergio che cerca di estrarre dall’auto il fratello, Felicia Bartolotta Impastato che siede su un divano con – alle spalle – il ritratto del figlio ucciso dalla mafia.

Sue le fotografie di Giulio Andreotti e Nino Salvo usate nel processo per mafia al senatore a vita.

Dal 1969, al giornale L’Ora di Palermo e con Franco Zecchin, per oltre un trentennio, Battaglia documenta i fatti di cronaca, scrivendo la storia del fotogiornalismo italiano, in un legame forte, viscerale con la sua città.

Unica donna in un mondo – all’epoca – solamente maschile, ha raccontato i fatti senza retorica, con precisione e sensibilità. Il suo lavoro ha aperto la strada della fotografia a molte donne, alcune delle quali formate dalla stessa Battaglia nei workshop di fotografia al Centro sperimentale di Palermo.

Le sue immagini hanno fatto il giro del mondo.

Per il coraggio espresso nella fotografia e nella vita ha ricevuto il Premio Eugene Smith a New York nel 1985 – prima donna europea, ex aequo con l’americana Donna Ferrato. Ha esposto in Italia, Francia, America, Canada.  E poi i libri, l’impegno civile, i documentari, la politica…

La sua fotografia è libertà e ‘le sue immagini radicali mostrano che l’arte della fotografia senza museo è nella strada’, nota Bertelli nella sua raccolta ‘La fotografia ribelle’, ‘il senso dell’inquadratura, la forza oggettiva mediata dalla purezza della sua utilizzazione, fanno della scrittura di Battaglia qualcosa che smaschera verità irresponsabili e menzogne’.

Le fotografie di Letizia Battaglia scattate con uno stile diretto, preciso, chiaro per documentare la cronaca, restano iconiche nel tempo.  

Una fotografia lucida che comunica, denuncia, resiste e scuote le coscienze.

Vi lascio con alcuni dei suoi magnifici scatti e le parole della nipote Marta Sollima:

…Sognava di conoscere ancora il mondo, lei, che il mondo lo aveva visto in lungo e in largo, dalla Groenlandia all’India. Pochi giorni prima di andar via, mi aveva detto al telefono: “Marta, quando prenderai la patente?! Vorrei affittare un camper e girare l’Europa insieme a te”.

Leggi tutto l’articolo di Artribune.